Il Cinquecento
di Paolo Sachet
Il XVI secolo è per l’Italia un secolo di contrasti. Mentre la produzione letteraria e artistica del Rinascimento arriva a piena maturazione, si moltiplicano i segnali di crisi. Sul piano politico-militare, riprendono le guerre per il controllo della penisola, con la partecipazione di nuovi e pericolosi attori stranieri, in particolare la Francia e il Sacro Romano Impero. Su quello religioso-sociale, le critiche alle tendenze mondane della Chiesa di Roma si saldano presto con più profonde inquietudini teologiche, giungendo a mettere in discussione l’assetto curiale e il potere del papa come guida spirituale, oltre che sovrano territoriale. Legati a doppio filo con la vita delle corti, il mecenatismo dei potenti e la partecipazione attiva delle élites, gli studi umanistici, e con essi l’apprendimento della lingua greca, non hanno potuto che risentire di questo contesto in rapido mutamento.
A inizio secolo, l’Italia è ancora l’unico paese europeo dove è possibile acquisire una conoscenza accurata del greco. Tale primato non dipende più solo dalla presenza di esuli bizantini, di sudditi greci veneziani, di qualche comunità ellenofona autoctona e di buon numero di biblioteche e manoscritti. Numerosi intellettuali italiani sono ormai giunti, sulla scia di Guarino e di Poliziano, a padroneggiare gli aspetti più complessi della lingua e della sua letteratura e a trasmetterla a un folto gruppo di allievi, mentre alcuni tipografi sono riusciti ad aggirare gli impedimenti tecnici insiti nell’adattamento del greco ai caratteri mobili e ad animare un fiorente mercato del libro greco a stampa.
Svetta su tutti Aldo Manuzio, perché esponente illustre di entrambe le categorie professionali di editore e umanista, ma anche per il grande carisma che gli consente di attrarre attorno a sé molti eruditi greci ed ellenisti italiani e stranieri, fino a formare un cenacolo tra il dotto e il faceto noto come Nea Academia, alle cui riunioni si doveva conversare in greco e pagare pegno per gli eventuali strafalcioni. La sua morte nel febbraio 1515 può e deve essere considerata per gli studi greci in Italia uno spartiacque, il preludio della parabola discendente. [...]
The Sixteenth Century
In Italy, the 16th century is a time of contradictions. While the Renaissance literary and artistic production reached their peak, signs of crisis multiplied. On the political and military level, struggles for control over the peninsula resumed once again, this time with the participation of new and dangerous foreign players, especially
France and the Holy Roman Empire. On a religious and social level, criticism of the earthly tendencies of the Roman Church soon came to be amalgamated with deeper theological concerns, raising questions about the curial order and the pope’s power as spiritual leader, as well as territorial sovereign. As humanist studies had become intertwined with the life of the courts, the rulers’ patronage and the active engagement of the elites, the learning of the Greek language was inevitably affected by this rapidly changing context.
At the turn of the century, Italy was still the only European country where it was possible to acquire an accurate knowledge of Ancient Greek; however, this primacy no longer depended solely on the presence of Byzantine exiles, Greek Venetian subjects, a few indigenous Hellenic-speaking communities and a good number of libraries and manuscripts. Following the steps of Guarino and Poliziano, numerous Italian intellectuals had, by this time, mastered the intricacies of the language and its literature and passed their knowledge on to a large group of pupils. In addition, some printers had managed to overcome the technical impediments inherent in adapting Greek to movable type and create a flourishing market for Greek printed books.
Aldus Manutius stands out above all. Not only was he an illustrious exponent of both the professional categories of publishers and humanists, but also because of his extraordinary charisma that enabled him to attract many Greek, Italian and foreign Hellenists. With most of them, he formed a half scholarly, half cheerful circle known as the Nea Academia, where everyone had to converse in Greek and pay a fine for their mistakes. Aldus’s death in February 1515 can be regarded as a watershed for Greek studies in Italy, the prelude to a slow decline. [...]