Le letture del curriculum bizantino
di Nigel G. Wilson
Nel corso della sua lunga tradizione, il sistema pedagogico bizantino ha mantenuto la consuetudine di garantire agli alunni un’adeguata conoscenza di una serie di classici pagani. Tale conservatorismo, a prima vista sorprendente, molto deve all’atteggiamento di apertura di uno dei principali Padri della Chiesa, Basilio di Cesarea, che riconosce il valore di molti dei classici pagani in un’opera che conobbe ampia circolazione.
Il gran numero di manoscritti medievali contenenti opere di Omero e di altri importanti autori di poesia e prosa mostra come il suo punto di vista continuasse a essere ben accolto durante l’intera epoca bizantina.
Numerose copie di questi scritti sono dotate di note marginali o interlineari che forniscono traduzioni di parole rare e ulteriori spiegazioni del testo. La graduale evoluzione della lingua parlata aumentò inoltre la necessità di un percorso assistito per l’apprendimento dei rudimenti linguistici. In quanto opera più antica e linguisticamente più remota, i poemi omerici risultavano complessi ma forse non i testi più complessi, data la frequenza di espressioni formulaiche. Vale tuttavia la pena segnalare l’esistenza di un manoscritto (Oxford, Bodleian Library, MS Auct. V.1.51) che non contiene i versi dell’Odissea, ma un elenco di parole ed espressioni difficili che ricorrono nel poema con traduzione e spiegazione. Il volume, su pergamena di buona qualità, era presumibilmente proprietà, gelosamente custodita, di un maestro di scuola, il quale si può ben supporre disponesse anche di una serie di esercizi per assicurarsi che gli alunni avessero assimilato le complessità della grammatica e della sintassi.
Esopo e il salterio erano spesso utilizzati per introdurre l’alfabeto e il lessico di base. Anche i tre tragediografi e Aristofane mantenevano un posto di riguardo nel curriculum bizantino. Per il percorso di base, erano state selezionate tre opere di ciascuno di questi autori, ma, con il passare del tempo e il declino incipiente, vennero prodotte copie con appena due o addirittura una sola opera ciascuno. Il curriculum comprendeva anche alcuni testi poetici inaspettati. [...]
What did Byzantine children read at school?
The Byzantine educational system throughout its long history maintained the practice of ensuring that pupils acquired a respectable knowledge of a range of pagan classics. This at first sight surprising conservatism owed much to the open-minded attitude of one of the leading Fathers of the Church, Basil of Cesarea, who in a work that circulated widely insisted on the value of many pre-Christian texts. The large number of medieval manuscripts containing texts of Homer and other leading poets and prose writers is proof that his view continued to be accepted throughout the Byzantine period.
Many copies of these texts are equipped with marginal or interlinear notes giving translations of rare words and further explanation of the text. The gradual evolution of the spoken language increased the need for elementary linguistic assistance. Homer, being the earliest and linguistically most distant text, was difficult but perhaps not the most difficult, given the frequency of formulaic expressions. But it is worth noting the existence of a manuscript (Oxford, Bodleian Library, MS Auct. V.1.51), which contains not the text of the Odyssey, but a list of difficult words and expressions that occur in the poem with translation and explanation. This copy, on good quality parchment, was presumably a prized possession of a schoolmaster.
It must also be assumed that he will have had a set of exercises designed to make sure that pupils had mastered the complexities of grammar and syntax of the classical language.
Aesop, together with the Psalter, was often used to introduce the alphabet and basic vocabulary. The three tragedians and Aristophanes also had an important place in the curriculum. Apart from the fact that many manuscripts contain works by only one of the authors, a reduction of the syllabus clearly took place, since many of them contain just two or even a single play. But the curriculum also included some unexpected poetical texts. [...]